L’uso dei colori per la cura dell’uomo, la cromoterapia, era già nota nel Perù preistorico, in Messico, nell’India antica, nella civiltà egizia e nella medicina tradizionale cinese che utilizzava per il benessere fisico, l’azione dei vari colori: il giallo per l’intestino, il violetto per contenere gli attacchi epilettici e così via...
I primi studi moderni, risalgono al 1871, ma la diffusione globale si ebbe nel 1878, grazie a Edwin Babitt che pubblicò The principle of Light and Color. Successivamente, nel 1896 il danese Niels R. Finsen, fondò un istituto per la cura della tubercolosi e per i suoi studi nel 1903 ricevette il premio Nobel. Fu massimo esperto dei suoi tempi, per le cure di malattie come il “lupus vulgaris” con la luce ultravioletta, egli infatti scoprì la sensibilità alla luce dei batteri che causavano il lupus.
Nell’epoca odierna, l’applicazione della cromoterapia assume varie forme, una delle quali è l’ irradiazione luminosa, o bagni di colore, metodo molto diffuso e comune per l’esecuzione di trattamenti di cromoterapia. Lo scopo di questa tecnica, è di ristabilire l’equilibrio dell’organismo, attraverso la stimolazione di determinati punti del corpo. Infatti, quando vi è un disequilibrio, il corpo è sbilanciato e caratterizzato dalla presenza di pieni e vuoti energetici, che sono i responsabili della comparsa dei più svariati disturbi dell’organismo.